Pianta erbacea, perenne, coltivata, non si conosce allo stato selvatico. Appartiene alla famiglia delle Labiate. Nota a Dioscoride ed a Plinio. Carlo Magno, includendola nel "Capitulare", né rese obbligatoria la coltura. La pianta attuale non è certamente quella nota ai Giapponesi (2000 a. C.) o agli Egiziani perché trattasi di un ibrido, prodotto dal probabile incrocio di Mentha viridis con Mentha acquatica, realizzato nelle colture inglesi (1750) e diffuso in Europa e in America. Ha caule eretto, ramificato, rossiccio; foglie opposte, picciuolate, seminate di punti trasparenti, pelose inferiormente; fiori piccoli, riuniti in verticilli, formanti infiorescenze terminali a spicastro allungato od a capolino; frutto formato da quattro acheni. Pianta officinale, si adoperano le foglie che, essiccate per cinque-sei giorni al sole ed all'aria, previa mondatura degli scapi e delle ramificazioni, conservate al riparo dall'umidità e dalla luce, hanno odore aromatico particolare e sapore rinfrescante. Principi attivi sono un olio etereo, montone, mentolo esterificato con acido acetico e valerianico e derivati terpenici vari, sostanze amare, resinose ecc. L'essenza, per proporzioni e qualità, è legata alle condizioni di ambiente di coltura. Pregiata l'inglese, l'americana, francese, giapponese, piuttosto aspre; l'italiana, per profumo e sapore, è tra le migliori. I preparati di menta si usano come stimolanti carminativi contro disturbi gastro-intestinali, come antispasmodici, insonnia, amenorrea, crampi, emicranie, nevralgie, reumatismi, prurito cutaneo; come antisettico nelle malattie bronchiali, nelle infiammazioni della bocca, fauci e nasali e medicazioni per orticaria ed eczemi. Nel raffreddore sono raccomandate le inalazioni.
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