Pianta erbacea perenne, cresce nei boschi montani ombrosi. Per l'impiego farmacologico, la droga è coltivata in grandi estensioni. Si riproduce per semi che, collocati in semenzaio nel mese di gennaio, al caldo, germinano rapidamente. Le piantine, in aprile, vengono trapiantate in terreno fresco, ben lavorato, concimato con nitrati che favoriscono l'aumento della concentrazione alcaloidea. Fiorisce in estate.
Appartiene alla famiglia delle Solanacee. Il nome del genere (atropa), che deriva da quello della parca Atropo, figurazione mitologica della morte, sta a significare la velenosità della pianta.
Non doveva essere sconosciuta nell'antichità, ma è difficile trovarne traccia negli scritti.
La prima descrizione è di Saladino D'Ascoli sotto il nome di Solatrum furiale; S. somniferum per il Fuchs; S. maius per il Mattioli; il nome Atropa compare nel XVI secolo. A scopo terapeutico, viene adoperata a partire dal secolo XVII.
Chiamata Belladonna perché un distillato della pianta era adoperato dalle signore come cosmetico.
E alta fino a m. 1,50, con fusto robusto, pubescente, verde-rossiccio, semplice alla base, ramificato in alto; foglie ovali, grandi, alle quali si oppongono altre più piccole, emananti odore sgradevole; fiori campanulati, ascellari e penduli di colore violaceo sbiadito; frutto, bacche sferiche che passano dal verde al rosso e poi al nero.
E' tra le componenti di molti calmanti, narcotico, analgesico locale ed antinevralgico, antipasmodico, limita i sudori profusi e la secrezione bronchiale, arresta la secrezione lattea. Si usa in oculistica come dilatatore pupillare.
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