Tratto dal Libro Sulle orme del lupo di Carmine
Palatucci Ed. Altirpinia
Si chiama Antica Hirpinia la realtà che si sta facendo strada
nel contesto vitivinicolo mondiale. Facciamo un passo indietro all'11 marzo 1993
quando il Taurasi, vino irpino, diventa per Decreto Ministeriale
"D.O.C.G." (Denominazione di Origine Controllata Garantita). Nasceva
così la cantina Antica Hirpinia che sta dando tante soddisfazioni
non solo al suoi 160 soci ma a tutta l'Irpinia. Basti pensare che in Italia su
21 vini con il marchio DOCG, il Taurasi è l'unico del centro Sud.
I vigneti si estendono sulle nostre soleggiate colline per più
di 200 ettari su un'altitudine che va dai 300 al 600 m. Così
ci dice Giacomo Pastore responsabile per le relazioni esterne,
che fa da guida a chi vuole chiarimenti. Il terreno, povero di sostanze organiche,
di tipo argilloso-calcareo è ricco di potassio e fosfato, in connubio con un clima
ideale di acqua e sole, dà vita alla coltivazione dell'Aglianico,
del Greco, del Fiano, della Coda di
Volpe che rendono il nostro vino una bevanda di altissima qualità. Tutto
nel massimo rispetto delle tradizionali regole, a partire dalla potatura fino
alla concimazione ecologica, senza danneggiare l'equilibrio naturale.
La vendemmia offre il massimo degli usi della nostra gente contadina.
Donne, anziani, bambini vivono la gioia del raccolto che depositano prima nei
cesti tipici di vimini o sporte e poi lo trasferiscono nella
cantina Antica Hirpinia di Taurasi. Un vero
gioiello che si estende su una superficie di 6000 mq. dove il mosto
riposa nelle grandi botti di rovere lavorate a mano, affiancate
da una moderna ed efficace attrezzatura. Un insieme per dare il meglio del nostro
ottimo vino. Ma il lavoro non si ferma mai. Dopo i successi ottenuti in Olanda
nell'ambito della manifestazione Villaggi della tradizione organizzata
dal G.A.L. della Comunità Montana "Terminio Cervialto"
e dopo la vetrina internazionale dei vini Vinitaly a Verona,
l'Antica Hirpinia ha preparato la quarta edizione della Primavera
del vino 2000.
E' giunto il momento di gustare il delizioso nettare finora descritto, in maniera semplice, e decantarlo come gli esperti someliers. Con l'acquolina in bocca avviciniamo le labbra al bicchiere e mentre il nettare scende in gola ci sentiamo protagonisti del rito millenario e parte integrale della nostra ricca terra irpina.
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