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ngòglie : colpire, indovinare
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Abbazia del GoletoTratto dal Libro Sulle orme del lupo di Carmine Palatucci Ed. Altirpinia
S. Guglielmo da Vercelli, diretto in Terra Santa, si fermò in Irpinia, preso dalla vocazione e dalla bellezza del luogo. Decise di restare e fondò la comunità maschile di Montevergine. Correva l'anno 1114. Nel 1133, visitando l'Alta Irpinia, si fermò al Goleto e, vivendo da eremita in un grosso cavo d'albero, iniziò a costruire un monastero femminile. San Guglielmo morì il 24 giugno 1142.
L'abbazia ha sfidato secoli, terremoti e vandalismi. Essa è ancora lì a deliziare
chiunque ne varchi la soglia. Un portale in pietra ci fa entrare
nel perimetro esterno dove sorge un magnifico giardino curato dai Piccoli
Fratelli della Comunità Jesus Caritas. I Fratelli hanno cura anche dell'antica
abbazia e accolgono i visitatori con gentilezza e cortesia. Oltre il portale,
notiamo figure di animali e pregevoli decorazioni scolpite nella pietra, come
pure due figure romane su un grosso blocco. Svoltando a destra
si accede in un
Uscendo si arriva nel cortile principale e da una scala in pietra sormontata da
un passamano a forma di serpente, si sale alla Cappella di San Luca,
il vero gioiello dell'abbazia. Su un opuscolo illustrato che ci dona ungentilissimo
Frate sorridente, così si legge: Il portale d'ingresso, sormontato da un arco
a sesto acuto e da un rosone a sei luci sul fronte del quale è scritto: la chiesa
fu fatta costruire dalla badessa Marina II per accogliere le
spoglie di San Luca. L'interno è costituito da una sala piccola a due navate coperte
di crociere ogivali, che poggiano su due colonne centrali e su dieci mezze colonne
inserite nei muri perimetrali. Le basi ottagonali delle colonne e i capitelli
decorati di foglie ricurve, su due ordini asimmetrici, richiamano, secondo molti
critici, la residenza di Federico II di Svevia a Castel del Monte in Puglia.
Numerosi altri motivi di arte scultorea e pittorica arricchiscono la cappella,
fra cui due affreschi, che raffigurano le Badesse Ritornando nel cortile principale e salendo una breve scalinata ci troviamo nella chiesa grande. Tre arcate all'interno. Anche se la chiesa è senza copertura possiamo immaginare i suoi passati splendori osservando i resti degli stucchi alle pareti, la bellezza del pavimento. La forma di questa chiesa era a croce greca con al centro una cupola. Essa è denominata Chiesa del Vaccaro, dal nome del rinomato architetto napoletano. Se oggi si può visitare l'Abbazia del Goleto e immaginare il suo passato splendore, lo si deve a Padre Lucio M. De Martino, un monaco Verginiano che, ostinatamente, portò avanti la battaglia per il recupero dell'antico e prestigioso monumento. A lui tutta la comunità dice grazie per aver salvato dalla distruzione del tempo e dei vandali un inestimabile patrimonio che arricchisce la nostra Irpinia. A continuare l'opera di Padre Lucio, i Piccoli Fratelli che con impegno e abnegazione vegliano sull'abbazia del Goleto e ne sono i custodi con la garanzia dell'affetto dell'Arcivescovo padre Salvatore Nunnari che, dopo averla inserita nel percorso giubilare, si prepara a rivitalizzarla e a renderla meta di chi ama l'arte e la quiete.
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