Il favore, che Mario si era guadagnato, concludendo la pace con i Sanniti, rimasti fra gl'insorti soli in armi, e facendo concedere dal partito popolare la cittadinanza a quelli, che non ancora l'avevano ottenuta, fu la ragione determinante del fatto che tutti costoro si dichiarassero
in favore di lui, quando scoppiò la Guerra Civile con Silla
(86 a.C.).
Com'è noto, Silla, al suo ritorno dall'Asia, sgominò il partito avverso, dopo aver salvato Roma da un esercito sannitico lucano, accorso in aiuto di Mario il giovane (84 a.C.).
Tranne poche eccezioni, in favore dei suoi partigiani, (tra cui dovevano esser
rimasti a lui fedeli, alcuni che avevano fatto parte della legione irpina, la quale da poco aveva sotto i suoi ordini combattuto contro i propri fratelli) sembra che Silla riserbasse all'Irpinia la condizione, fatta al Sannio in generale;
tutte le città, ad eccezione di Benevento, Venosa, e qualche altra, rase al suolo, i cittadini a lui avversi proscritti, ed i loro beni confiscati.
Era questo veramente il Fìnis Hirpiniae!
Con l'uccisione, o la riduzione in servitù degli antichi abitatori (tranne qualche eccezione) fu sovvertita anche la condizione giuridica degli ultimi vici Irpini, sopravanzati a tante rovine. Essi perdettero la loro indipendenza e autonomia, e furono spogliati del loro territorio, il quale secondo che era di proprietà privata, o pubblica, o fu distribuito ai legionari, reduci dall'Asia, o aggiudicato alla repubblica romana.
È noto che nell'Irpinia meridionale furono stabilite, al di qua di Conza, le due
colonie militari di Eclanum, e di Abellinum,
la cui origine si fa risalire al tempo di Silla.
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