Una parola per volta per imparare il dialetto montellese
spinàle : roveto
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Gli SpagnoliDi tutte le signorie straniere la spagnola fu la peggiore: governanti avidi, rapaci; la pubblica amministrazione in sfacelo. Il popolo intristiva nella miseria e nell'ignoranza; i potenti vivevano nell'ozio e in un lusso smodato, insolenti con gli umili e servili con i padroni stranieri. I nobili onesti non resistettero alle spese imposte dallo sfarzo e precipitarono in rovina. I disonesti si aiutavano opprimendo e taglieggiando i sudditi. I capitalisti, nostrani e stranieri, spremevano grossi e illeciti guadagni, sia speculando sul commercio dei generi di prima necessit, sia mediante i lucrosi appalti delle numerose gabelle regie. Troiano Cavaniglia conserva il feudo di Montella. Nel 1521 morì la madre, che fu sepolta nella chiesa di S. Francesco, nella cappella dell'Assunta, fatta edificare da lei. La Orsini aveva disposto che la sua immagine fosse scolpita sul coperchio della fossa, al livello del pavimento, affinchè i passanti, nel calpestarla, si ricordassero della vanità della potenza del mondo. Troiano morì a 51 anni, nel 1528, e lasciò una situazione economica disastrosa. Gli successe il figlio Diego II Cavaniglia, che non fu più fortunato del padre. Nello stesso, poichè i Francesi erano giù a Bagnoli, che si era sollevato in loro favore, il conte dovette rifugiarsi a Napoli, ove condusse i suoi familiari. Salva la vita, ma perdette tutte le sue robe, che erano conservate parte nel castello e parte nel suo palazzo di corte. Montella rimase allora in balia di alcuni manigoldi, che, col pretesto di parteggiare per i Francesi, distrussero ogni cosa. Il Castello del Monte, spogliato dei mobili, delle imposte, delle coperture, dei solai, divenne una informe e desolata rovina. Nel palazzo di corte furono bruciate tutte le scritture del conte e dell'università. L'incitatore e artefice principale delle distruzioni fu un innominato bandito montellese. Questi, caduto nelle mani degli Spagnoli in una scaramuccia presso S. Giovanni a Teduccio, fu impiccato a Napoli, nella piazza del mercato. Il suo corpo, fatto a quarti, fu esposto innanzi a quattro porte della città. Peggio si trovarono i Montellesi, già immiseriti dall'invasione straniera, quando, tornato il conte, dovettero versare a lui dei tributi straordinari, per l'adesione data ai Francesi. A Diego II successe nel 1537 Troiano II; a questi, nel 1550, Garsia II, che morì nel 1592, lasciando erede il figlio Troiano III. Al tempo di Garsia II Cavaniglia risalgono la Collegiata, il mulino comunale e il carcere.
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