I Normanni, partiti dal mare del Nord, vennero in Italia
come soldati di ventura. Nel 1050, un primo nucleo di essi si era stabilito ad
Aversa. Combattevano a servizio ora dei Bizantini ora dei Longobardi, secondo la convenienza. Poi, guidati dagli Altavilla e in particolare da Roberto il Guiscardo, scacciarono i Bizantini dall'Italia meridionale e dalla Sicilia e si impadronirono dei ducati longobardi. Avendo essi costituito un loro regno con Palermo per capitale, la Campania e Napoli perdettero gran parte della loro importanza.
Montella cadde, tra il 1076 e il 1077, in potere dei Normanni, che la eressero
in contea, retta da un vicecomite, che aveva gli stessi poteri
del gastaldo lorgobardo. Il curator civitatis del tempo dei Longobardi prese il
nome di catapano. Pare anzi che i catapani fossero due, uno eletto
dai nobili, i boni homines, e l'altro dalla rimanente parte del popolo, e fossero
rinnovati ogni quattro mesi. Ad essi spettava vigilare sulla riscossione delle
imposte, stabilire i prezzi dei generi alimentari e controllarne la qualità.
La civitas si divise in più raggruppamenti di cittadini, chiamati Universitates.
Ogni castello e casale ebbe il diritto di tenere adunanze, alle quali partecipavano tutti i cittadini, e non più i soli proprietari terrieri. Le università ebbero diritti diversi, secondo la loro diversa origine. Il signore feudale ebbe potere assoluto sulle università sorte su terre concesse dal Sovrano a chi le abitava; aveva invece un potere limitato quando si trattava di università derivate da antiche città e castelli.
Riunioni di tutti i cittadini erano già esistite al tempo dei Romani, per decidere
ciò che riguardava il culto religioso e, al tempo dei Longobardi, per regolare
l'indennizzo dei danni campestri. Queste assemblee si chiamavano fabole dalla
voce latina fabula, che deriva a sua volta dal verbo fari, parlare, discutere.
Con lo stesso nome di fabole furono indicate le riunioni amministrative delle
università, nel periodo normanno. Successivamente le fabole dei singoli casali
di Montella si fusero insieme in una sola fabola, che fu detta fabola
fabolarum, assemblea delle assemblee.
Il
luogo dove avvenivano le riunioni si chiamò platea fabolarum,
piazza delle assemblee, espressione dalla quale, per successive alterazioni fonetiche,
si arrivò all'altra: piazza dei favàli, piazza del parlamento, nome antico dell'attuale
Piazza Bartoli (vedi foto).
Mentre però nell'Italia centrale e settentrionale i Comuni ebbero
immunità e privilegi tali da essere alla pari o anche superiori ai feudatari,
nel Mezzogiorno d'Italia i poteri più importanti rimasero nelle mani degli ufficiali
del sovrano, che si chiamavano giustizieri e camerari
nelle province, baiuli e giudici nelle università.
Il bàiulo riscuoteva i dazi e le gabelle spettanti al sovrano e presiedeva la
locale corte di giustizia, che si chiamava perciò corte baiulare.
La competenza giudiziaria del bàiulo era limitata. Egli poteva giudicare solo
fino ad una somma determinata, in materia civile, e per delitti punibili con lievi
pene in materia criminale. Le cause di maggiore importanza erano deferite ai giustizieri.
Il bàiulo aveva inoltre alla sua dipendenza, notai, cancellieri e messi armati.
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