Filippo Capone nasce a Montella il 25 maggio 1821 da un'importante famiglia aristocratica, figlio dell'avvocato Andrea Capone e di Petronilla Terribile.
Laureatosi a Napoli in Giurisprudenza nel 1843, ebbe una fortunata carriera forense. Sostituto procuratore Generale di Gran Corte Criminale nel 1860, Giudice della Gran Corte Civile di Napoli nello stesso anno, nel 1876 verrà nominato Primo Presidente della Corte di Appello, Primo presidente onorario della Corte di cassazione. Insegnerà nelle Università di Bologna e Napoli Storia del Diritto.
Parallela si svolge la sua carriera politica. Cresce nell'ambiente del liberalismo risorgimentale essendo suo padre l'animatore della vendita carbonara "La Clemenza di Tito". Egli stesso è un importante esponente dei moti risorgimentali napoletani assieme ai fratelli Scipione (1825-1904, che sarà maggiore della Guardia Nazionale ed anch'egli deputato) e Luca (1831-1905, medico e garibaldino a Bezzecca). Affiliato alla carboneria, è protagonista di un episodio che rimarrà nella storia: durante i combattimenti, irruppe nella sala di Monteoliveto dove si stava svolgendo una riunione dei deputati con una palla di cannone in mano ed esclamò: "Ecco cosa ci manda re Ferdinando", da cui il nomignolo "re Bomba" per Ferdinando II. Esiliato dal Regno di Napoli per 11 anni, dopo l'Unità d'Italia, nel 1861, viene eletto deputato. Rimane in Parlamento per cinque legislature. Nel 1889 viene nominato senatore del Regno d'Italia.
Muore in un incidente in carrozza nella notte dell'11 giugno 1895, mentre tornava da Roma, dove aveva presenziato all'inaugurazione delle attività del Senato, a Pagani, dove l'aspettava la figlia Ermelinda.
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