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Monumenti

Madonna della Neve

Nel 1469 il Casale del Monte (vedi foto) si avviava a rimanere disabitato. La guerra e le malattie avevano ridotte a sei le famiglie residenti lassù.

Nel 1532 al Monte non vi era più nessun abitante, anche se, a venti anni di distanza, nel 1552, la chiesa di S. Maria figurava ancora tra le chiese parrocchiali.

Nel 1554 il  Capitolo cedette le chiese di S. Marco e di S. Maria, ormai non più elencate tra le parrocchie, al Monte di Pietà. Questo ente ricostruì più ampia la chiesa di S. Maria e vi edificò accanto il convento.

In cambio della donazione ricevuta, per quanto essa non portasse vantaggi economici, ma spese e responsabilità, il Monte di Pietà si assunse l'obbligo di dotare ogni anno quattro ragazze di Montella, da scegliersi tra le più povere e le più oneste. L'Arciconfraternita del SS. Sacramento, amministratrice del Monte di Pietà, ha continuato a distribuire questi maritaggi fin dopo la prima guerra mondiale, quando la svalutazione della moneta polverizzò i capitali depositati e rese insignificante il valore della somma da distribuirsi.

Nel 1586 era ultimata la costruzione della chiesa e del convento (vedi foto). Furono affidati ai Minimi Conventuali Riformati di S. Francesco. Questi nel 1603 si ritirarono dal Monte e furono sostituiti dagli Osservanti riformati.

Nel 1613 nel convento (vedi foto) viveva una comunità di 12 padri e di parecchi fratelli laici. Il Monte di Pietà si assunse l'impegno di provvedere agli arredi sacri, ai libri per la biblioteca, alla suppellettile per il convento, al sostentamento dei frati. Il feudatario Antonio Grimaldi, nel 1642, donò al Monte di Pietà il giardino adiacente al convento, già dipendenza del castello.

Lungo la via che sale al convento furono costruite  14 edicole per le stazioni della Via Crucis. Di esse il tempo ha distrutto anche le tracce.

Per le leggi di soppressione i frati furono mandati via dal Convento del Monte. Verso la fine del secolo vi tornarono i Minori Conventuali, ma vi rimasero pochi decenni. Dal 1921 chiesa e convento sono ricaduti nell'abbandono.

Recentemente l'Arciconfraternita del SS. Sacramento ha donato la proprietà di tutto il complesso, fabbricati e giardino all'ente morale "Casa dei bimbi irpini", con sede in Avellino, per la istituzione di un'opera di assistenza per l'infanzia.

Il posto è incantevole. Presenta un vasto panorama. Boschi secolari offrono ombra amica a chi cerca solitudine e pace; verde e verde in primavera ed in estate; tutti i colori dell'arcobaleno in autunno; in inverno, candida neve, sulla quale fanno spicco i rami spogli degli alberi, come bizzarri lavori in ferro battuto.

Il chiostro rustico parla di semplicità francescana e di ideali mistici. Le cellette che gli si affacciano intorno sono così minuscole che appena potrebbero contenere un pagliericcio e una sedia.

Le camere che guardano sulla valle sono ampie e protette contro il caldo dell'estate e il freddo dell'inverno da loggette chiuse, propizie agli studi sereni e alla meditazione delle verità eterne. Nel giardino viali, ombreggiati da ciò che avanza di antichi pergolati, ricordano le sieste dei frati e le ricreazioni gioiose e tranquille.

A chi sa sentire la sua voce, esso parla di secoli lontani, di civiltà travolte dal tempo, di lotte, di odi, di amore, di morte. Risuona delle conversazioni grasse, delle risate, degli alterchi, delle grida di allarme dei soldati che lo presidiavano. Ma il cuore di tutto il complesso è la chiesa (vedi foto). Al calar della sera, chi ha fantasia rivede il coro rischiarato dalla luce modesta delle lampade ad olio e risente il canto lento dei frati, distribuiti negli stalli.

Tutti i Montellesi si augurano che ritorni la vita in quel luogo che fu il centro della Montella romana e medioevale ed esercitò una notevole influenza religiosa e culturale su Montella e i paesi vicini nell'età moderna.

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