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La Tarantella

Tratto dal Libro Sulle orme del lupo di Carmine Palatucci Ed. Altirpinia

Napoli-Taranto, è questo l'asse su cui si è sviluppato in tutte le sue più svariate sfumature il ballo più famoso del mondo: la Tarantella.

Essa nasce in tempi antichissimi a scopo mistico terapeutico. Serviva per scacciare gli spiriti maligni dai posseduti. Il ritmo scandito dalle  tammorre favoriva l'entrata in trance dei partecipanti fino allo sfinimento fisico e quindi la liberazione. Dionisiache furono denominate più tardi le danze nell'antica Grecia e presero carattere di festa. Le celebrazioni in Atene durante la vendemmia e tutto l'autunno in onore di Dionisio, consistevano in cori, balli, dialoghi e mascherate. Presso gli Irpini ed in genere presso i popoli di lingua Osca (la nostra antica lingua) erano famose le Atellane, una sorta di commedie ironiche in maschera che andarono avanti per molto tempo, anche dopo l'annessione del nostro popolo nell'Impero Romano. A Roma il carattere scomposto e licenzioso che assumevano in Grecia le feste dionisiache, rivisse nei baccanali, o feste orgiastiche, in onore di Bacco, durante le quali il popolo ubriaco si divertiva danzando e urlando per le strade.

A Montella è famosa la leggenda medioevale della Grotta del caprone o caparrone (vedi foto). Si narra che si celebrassero orge e riti satanici dedicati al diavolo, da questo il nome caprone. Con l'avvento del cristianesimo questi riti vennero banditi soprattutto perché la religione respinse l'immagine della donna invasata e pretese un comportamento femminile riservato e pudico. Mentre prima il rito rappresentava la misticità legale di un popolo, dopo divenne espressione di trasgressione selvaggia fuori da ogni regola. Ed è per questo motivo che si inventò il morso della tarantola; una giustificazione per chi lo praticava e un'accettazione passiva di chi lo reprimeva.

Nel corso dei secoli la tarantella non ha perso il senso mistico. Mentre a Venezia, Eio, Viareggio, Putignano ecc. essa è diventata attrazione turistica e ironia verso il potere, a Montemarano ha conservato il suo antico senso di rituale mistico. I partecipanti, tutti insieme e contemporaneamente, si esibiscono in gesti, passi, grida che si ripetono da sempre e, come sempre, nell'ebbrezza di un buon bicchiere di vino aglianico, prendono vita piccoli fenomeni che evocano le antiche trance; si innalzano grida isolate e in coro; la cuntignosa (donna che sensualmente si isola nel cerchio dei danzatori e cerca di attirare il maschio facendo finta di respingerlo) è un vero spettacolo.

Si balla fin quasi allo sfinimento, si corre all'impazzata. Tutto ciò fa parte della cultura del popolo irpino e meridionale. La nostra tarantella è diventata musicalmente molto elaborata, ma conserva sempre lo stesso ritmo forsennato di tammorre. Molti sono i gruppi che oggi suonano la tarantella e la tammurriata per portare dovunque la nostra cultura. Essi, col patrocinio dell'Assessorato allo Spettacolo della Regione Campania, hanno istituito una scuola di tammurriata a Napoli. In tutta la Campania vengono organizzati raduni di tammurriata. Abballati, abballati femmene zite e maretate... Torna in mente il Carnevale, quando decine di fisarmoniche, ciaramelle, tammorre, nacchere e clarini dettero vita alla più bella tarantella mai suonata in Irpinia.

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